TU CHIAMALE, SE VUOI….

Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riempito i cuori dei molti bisognosi di bellezza. Un connubio di attimi, non magici in realtà, ma fatti di quegli ingredienti così rari che si è portati a pensare non appartenere a questa dimensione. Un concerto per archi dentro l’auditorium ad esso più congeniale che è il santuario, si completa vicendevolmente con un sogno che si realizza, di chi ambiva a cantare Dalla e Battisti sulla piazza grande di casa sua, davanti ai suoi amici, dinnanzi a chi gli vuole bene. Un arricchimento reciproco donato al prossimo senza filtri, senza condizioni. Non c’è canto più libero di questo, per chi non vedeva l’ora di gridarlo nel microfono, a volte interrotto dal nodo di una commozione che ne rende la spontaneità più forte del sentimento. Il canto libero offerto a chi lo ha voluto e saputo accogliere, portandosi a casa grandi emozioni. Tu chiamale così, se vuoi. 

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