Il passaggio di consegne cui sta assistendo il mondo del tennis, tra la generazione di Federer, Nadal e Djokovic e quella dei nuovi astri Alcaraz e Sinner, emoziona chi è appassionato di questo sport. Perché, al di là della tenacia del leone serbo, che sta dimostrando, anche in questo momento sul centrale del Roland Garros alle Olimpiadi 2024, di averne ancora tanta, vi è come un rifiuto della vecchia guardia di lasciare lo spazio a quella nuova. Mentre lo svizzero si è suo malgrado già ritirato ed il maiorchino sta dando lustro ed onore all’inevitabile suo addio con gli ultimi match, Nole non ci sta. E sempre lì, col suo tennis perfetto e micidiale, a dire “no” a quei due giovinastri, che non sarà facile spodestarlo, che non è ancora giunta la sua ora, che se è stato numero uno per anni di fila, non uscirà dalla porta con un semplice “arrivederci e grazie”. E chi ama il tennis non può che ammirarlo e ringraziarlo, a prescindere dalla simpatia che accende in molti e dell’antipatia che scatena in molti altri. Chi ama il tennis non può non godere di tanta grazia, di assistere ad un artista che compone la sua opera, ad ogni discesa in campo, che sia rosso, verde o di cemento. Pur avendo di fronte il futuro acclarato del suo sport. Carlos e Jannik intanto ammiccano. E lo rispettano. Perché diversamente sarebbe un’onta poco adatta ad uno scenario idilliaco come questo. A questo sport ed a questi suoi interpreti diciamo grazie e, per favore, continuate così.
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