LE PROMESSE COPPIE

Domenica, una fresca mattina di primavera degli anni cinquanta, un paesino di campagna vissuto da contadini ed artigiani, gente onesta e concreta. La chiesa è già aperta di buon ora, perché la giornata è particolare. È un evento che partecipa tutti gli abitanti, perché un matrimonio, per quella piccola comunità, rappresenta la sopravvivenza, nel tentativo strenuo di osteggiare l’ormai consolidata necessità di emigrare in cerca di migliori fortune. I due sposi sono oltremodo felici di potersi unire nel sacramento, per poter rendere così finalmente ufficiale il loro amore dinnanzi al mondo e smettere di temere occhi e giudizi indiscreti, anche solo per una carezza rubata. Solo la sera prima, lungo il passeggio del paese, i due promessi trascorrevano la vigilia insieme, procedendo lentamente, ardendo di desiderio e godendosi il momento. O per lo meno cercando di goderselo. Perché i genitori di lei, che seguivano a pochi passi, attenti e vigili come spie dell’antico stampo, sorvegliavano gli atteggiamenti dei giovani, per evitare che un coraggioso sfiorarsi di dita, per quanto più nascosto potesse essere, desse scandalo e compromettesse il buon nome della famiglia. E con esso la realizzazione del progetto familiare, di cui il matrimonio era l’apice. Dato che solo pochi giorni prima, il rischio si era quasi attuato, sventando per pochi attimi che i promessi bevessero dallo stesso bicchiere, passandoselo di mano in mano, scusa per potersi sentire vero, promessi l’uno all’altra anche al tatto. Ma ora mancavano poche ore e di lì ad un tempo che sembrava comunque infinito, il sacerdote avrebbe legittimato quel che nessuno avrebbe mai più potuto impedire. Davanti a Dio ed agli uomini.
Nel frattempo, settant’anni dopo, in una calda, afosa e appiccicosa notte d’estate milanese, i due amici tornavano da un weekend sulla riviera ligure, dopo che quattro ore di coda autostradale avevano bruciato il relax rincorso e accumulato per due giorni sulla spiaggia. Due giorni trascorsi insieme, come una coppia vera, la notte nel solito bed & breakfast del quale ormai sono clienti abituali, consumando con trasporto e passione i loro bollori carnali, confortati dall’aria condizionata, come una coppia vera. Ma senza quell’ingrediente fondamentale e unico che rende vera una coppia, non solo sotto le lenzuola, ma anche nella vita. A loro due, questo ingrediente è un po’ indigesto e preferiscono vivere il loro rapporto nella leggerezza lievemente insipida di non dover condividere nulla di tutto il resto delle loro singole esistenze. A loro va bene così, un weekend insieme, tutta la passione ed il divertimento possibile e poi, tornati a casa, ognuno alla sua, amici come prima e alla prossima. Col beneplacito delle famiglie complici e per lo più disinteressate. Già, proprio come gli sposini di campagna degli anni cinquanta…..

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