UNA STORIA ANTICA
Giuseppe decise di scrivere la lettera dopo aver a lungo riflettuto sul grave turbamento che le sue parole avrebbero potuto scatenare. Sapeva che non sarebbero rimaste circoscritte come lui avrebbe voluto ed era combattuto tra la prudenza di tenersi tutto per sé e l’azzardo di provarci. Di gettare il sasso nello stagno. Confidando che lo stagno avrebbe tenuto entro i suoi limiti i cerchi concentrici della verità. Optò per esternare ciò che gli opprimeva cuore e mente da troppo tempo. “Se tra noi spesso insiste silenzio è perché entrambi sappiamo che quel che abbiamo da dirci è meglio non dirlo. Infatti nessuno dei due ha il coraggio di cominciare a parlarne ed entrambi abbiamo il buon senso di evitare di farlo. Nel mezzo di questo limbo non diversamente interpretabile, sta la certezza che si tratta di qualcosa di cui non si deve dire. Perché riguarda quello che non è successo perché non doveva succedere. Il motivo resterà inaccessibile, celato nei meandri di un destino, non so se più beffardo che crudele. Ma forse era scritto che le nostre vite dovessero incrociarsi solo in un certo modo. Per potersi sì apprezzare, ma fino ad un certo punto. Nessuno potrà mai dire se in un altro modo sarebbe stato meglio o peggio. Nel mio intimo voglio pensare che sarebbe stato meglio, perché sognare non costa nulla. Se invece fosse stato peggio, allora mi tengo questa realtà, dove il sogno mi è comunque concesso, più forte quando di tanto in tanto ci ritroviamo a condividere spazio e tempo”. Smise di scrivere e rimase a guardare il foglio vergato, mentre l’inchiostro veniva assorbito e con esso lo scandalo che rappresentava, rendendo le parole vulnerabili solo al fuoco. E non passò molto infatti che il foglio appallottolato finì nel caminetto acceso, portando con sé quell’azzardo e richiudendo quei pensieri nel profondo dell'animo travagliato da dove era venuto. Per sempre.

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