IL PROGRESSO MIGLIORA LA VITA

Non che questo sia un dogma ineluttabile, ma perché tendenzialmente si è portati a pensarla così, io la butto lì, senza provocazione, ma come una mia personalissima opinione: i social hanno fatto un danno enorme, enorme!, alla società. Poi invece c'è chi afferma il contrario, perchè è appurato che l'utilizzo sano ed oculato dei social ha i suoi lati positivi, che addirittura li rendono utili. Eppure, frequentando Fb con una certa assiduità, mi rendo conto che, a spanne, la percentuale di ciò che si possa definire utile, tra tutto ciò che su di esso viene proposto, si possa quantificare molto generosamente intorno al 20%. Due post su dieci e sono magnanimo.

Tutto il resto è per conseguenza inutile, dal momento che non porta beneficio alcuno alla collettività, provocandone per contro una reazione spropositata, per contenuti ed ampiezza della platea, nonché inadeguata, per una società sedicente civile. Parliamo quindi di una sorta di contenitore di cose inutili, che, per associazione d'idee, può assumere la dimensione di un secchio della spazzatura. Spazzatura che non è il postare notizie di cronaca, per esempio, con l'intenzione di offrire un servizio e quindi di rendersi appunto utile. Spazzatura in quanto il buon proposito concede inevitabilmente il fianco all'orda di disagiati sociali e di frustrati cronici che frequentano i social senza sapere di essere tali e, peggio, senza poter comprendere che quello che fanno è nocivo, per sé stessi e per il prossimo. Persone che, ciò nonostante, hanno libero accesso al web ed alle quali quindi, essendo (ancora) in democrazia, non si può vietare di esprimersi. Nemmeno a chi lo fà commentando per il solo gusto o per la sola necessità compulsiva di farlo, spesso a sproposito, spesso inopportunamente, spesso con toni intenzionalmente provocatrori, spesso offendendo e minacciando. Sempre causando attriti tra l'opinione pubblica, senza che peraltro ve ne sia necessità o motivo, ma solo perchè tale è l'aspirazione massima a cui una mente condizionata da certi connotati difformi dall'ordinario può aspirare.

Considerando che chi fornisce l'informazione tramite i social non lo fa, o -per lo meno, io credo- non sia sua intenzione farlo, per fornire il pretesto a quel tipo di persone di scatenare la propria insofferenza verso il genere umano, se ne deduce che i social vengono utilizzati da questi ultimi per manifestare involontariamente i propri limiti, convinti di fare l'esatto contrario, ahimé. Poi fioccano le querele, tra infamato ed infamante, per quanto non siano affatto risolutorie: tagli una testa e ne spuntano altre due.

Cosa mi induce a concludere che l'avvento dei social ha fatto più male che bene alla nostra società? Discutiamo spesso in casa dell'argomento e la frangia giovane della famiglia  accusa quella più anziana, ultimo baluardo di quella che è stata, secondo i giovani, la generazione che ha “rovinato il mondo”, di essere cresciuti nell'ignoranza, intesa come mancanza delle informazioni, che, pur esistendo ai tempi della nostra giovinezza, non erano ai livelli di immediata disponibilità rispetto a quelle attuali. Noi che eravamo ignoranti perché vivevamo la nostra vita senza sapere, o capire, o senza renderci conto se quel che facevamo forse era sbagliato. Lo reputavamo giusto perché era il nostro modo di fare, pensando che fosse l'unico e la vita andava avanti comunque. Il modo in voga allora per eventualmente discuterne con qualcun altro era farlo al bar o sull’autobus e se qualcuno diceva una belinata, lo si mandava a quel paese e la cosa finiva lì. Anche se poi, in effetti, scopriamo oggi, molte delle soluzioni che adottavamo non erano sempre le più azzeccate. Oggi la parola è data indistintamente a tutti e chiunque può dire belinate, con la differenza che i social danno una visibilità immensa e la belinata spesso viene presa per legge (bene disse al riguardo Umberto Eco: https://www.lastampa.it/cultura/2015/06/11/news/umberto-eco-con-i-social-parola-a-legioni-di-imbecilli-1.35250428/amp/ ).

Oggi che le informazioni imperversano e dominano il mondo della comunicazione, attraverso ogni tipo di canale, capillare ed intensa fino all'asfissia. Oggi che le informazioni ci sommergono anche senza che noi lo si voglia, costantemente connessi come siamo con sistemi che, in tempo reale, ci danno il quadro completo della situazione che si sa affrontando e, in tempo reale, ci presentano la soluzione più adatta alle rispettive esigenze. Col rischio però di cadere vittime delle altrettanto frequenti e ben più pericolose “fake news”, create ad arte da chi ha dichiaramente voglia di fare del male al prossimo.

Quello che era il nostro vecchio modo di recepire ed utilizzare le poche informazioni disponibili è tramontato da tempo; ora siamo consapevoli che il futuro ci rivelerà innovazioni sempre più avanzate, come per esempio la famigerata Intelligenza Artificiale, della quale ancora non abbiamo capito se avere paura o se poter accogliere a braccia aperte. Ma se dobbiamo accoglierla a braccia aperte, qualcuno dovrà spiegarci bene come fare, per evitare che, dopo gli scempi fatti dai social, l'IA non si riveli un boomerang anch'essa. Che però stavolta potrebbe essere letale.

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