LEGGERE PER ESSERE SÉ STESSI

“La lettura di buoni libri potrebbe contribuire a lenire la stupidità umana, il problema è che la stupidità non ama leggere.” (Carl William Brown)

Con ciò non voglio arrecare offesa a qualcuno, dando dello stupido a chi non ama leggere. Capisco che non piaccia e non debba piacere a tutti. L’aforisma mi offre soltanto lo spunto per evidenziare l’importanza che la lettura può rappresentare per chiunque, portando supporto e beneficio nei momenti impegnativi della quotidianità. Al di là che molti leggono per la necessità di farlo, se non per lavoro. In generale, leggere rilassa, leggere distrae, leggere arricchisce il nostro sapere ed il nostro vocabolario, leggere ci fa viaggiare con la mente e, perché no, contribuisce a far viaggiare anche materialmente, per lo meno chi ha la fortuna di poterselo permettere. L’aforisma parla però di buoni libri, come se ci fossero libri -e quindi  lettori- di serie A e di serie B. Personalmente non sono in grado, anzi non voglio, giudicare se ciò che leggo è buono o meno. Sicuramente lo è per me, altrimenti non leggerei quel tipo di scritture. Che spaziano tra i generi, prediligendone un paio. Buono è ciò che fa bene, quindi quel che leggo io è buono. Opinione strettamente personale, beninteso. Come lo è quel che legge qualcun altro, che non sia uno cui piaccia leggere davvero di tutto, per trovare ciò che non è buono. E credo che in questa ultima categoria si possano annoverare praticamente solo i critici letterari. A me, normalissimo rappresentante della mediocrità umana, importa che un libro soddisfi le mie esigenze più recondite ed intime, regalandomi quei benefici di cui dicevo. Solitamente scelgo roba che ci riesce; qualora così non fosse, chiudo quel libro e passo ad un altro. Ma forse mi è successo solo un paio di volte. Presuntuoso? Forse, ma anche no. Per scegliere cosa leggere ci metto l’impegno necessario che chiunque mette nell’effettuare una scelta per il proprio bene: un tipo di alimento, un vestito, una compagnia con cui trascorre un momento difficile (e guai a sbagliare qui, eh…!). Quindi, o vado a scatola chiusa, buttandomi sull’ultimo romanzo dei miei autori preferiti, o mi informo con le recensioni, o molto più semplicemente mi faccio un giro in libreria. Che peraltro per me è un passatempo godibilissimo, oltre che costruttivo. Ed educativo. Sì, perché anche a quasi sessant’anni si può cercare di essere ancora più educati, laddove l'educazione rappresenta il piacere di condividere il bello della vita. Ma di tutto ciò che la lettura mi dà, quel che maggiormente assaporo, all'inizio di un libro, con l'aspettativa che mi catturi al punto di definire ogni libro che comincio come il migliore che abbia mai letto, è la capacità di esso di catturarmi e di trascinarmi tra le sue pagine, nella sua storia, vestendomi di emozioni e facendomi vivere in prima persona gli eventi che si susseguono attraverso pagine di carta. Cosa è dunque un libro per me ? E' una dimensione addizionale di me stesso, allorquando, in particolare la sera, prima di ringraziare per il giorno che si chiude e di pregare per quello che vivrò domani, mi immergo nella fantasia che una persona che non conosco ha scritto anche per me senza saperlo. Fantasia nella quale vago per mondi improponibili, ma che per un certo lasso di tempo sono i miei. Vivendo frangenti di disperazione o di gioia, di tragedia o di speranza. Diventando io stesso emozione. Cercando ed affiancando chi è in grado di continuare ad infondere in me questa voglia di fuggire dalla realtà per brevi attimi, che valgono un giorno intero. Chissà se la stupidità cui si riferiva l'autore dell'aforisma non fosse invece questa....

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