VIETATO AI DEBOLI DI CUORE
Dopo quarantasette anni dalla pubblicazione del romanzo e quarantaquattro dall'uscita del film nelle sale, credo di non spoilerare niente affermando che la trasposizione cinematografica differisce alquanto dal racconto, riservando allo spettatore un finale che non ha nulla a che fare con quello del libro. Per quanto mi riguarda penso dipenda dal fatto che Kubrick abbia dovuto condensare centinaia di pagine soffocanti ed avvincenti in due ore e mezza di film, ma anche che, quale caratteristica predominante delle sue opere, abbia voluto metterci decisamente del suo. Non che abbia fatto male, per quanto, fossi stato in King, avrei avuto non poco da ridire. Penso inoltre che chi andò a vedere il film al cinema nell’ottanta, si trovò di fronte ad un horror di prim’ordine, probabilmente senza aspettarselo in tale consistenza. E che per questo, ne sono altrettanto abbastanza certo, non pochi furono coloro che quella notte non riuscirono a prendere sonno, terrorizzati e traumatizzati. Mentre il libro trascina il lettore in una follia che in realtà si svelerà la bieca e terrificante opera di presenze sovrannaturali, il film lascia all’immaginazione trarre le conclusioni del caso, in un turbinio di inquietudini che sul grande schermo hanno in effetti un impatto emozionale ben più incisivo. Ho finito di leggere il romanzo ieri e stasera mi sono rivisto il film. Per cosa ? Per giungere alla conclusione che -non che lo si scopra oggi- siamo di fronte a due opere uguali e diverse, ma soprattutto che i rispettivi autori sono due geni fottuti. Per dirla all’americana.

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