Il 1 ottobre di quarant’anni fa esistevo io, che di anni ne avevo appena compiuto diciannove ed al mattino prendevo il bus, insieme ai miei amici che ancora studiavano, per recarmi al mio primo giorno di lavoro. E da allora sono stati quaranta ininterrotti anni, tutti dedicati allo shipping (con la “i”), con il solo intervallo della stagione 86/87 trascorsa in divisa nella malinconica baraggia vercellese. Quel mattino di quarant'anni fà, per l’occasione, volli atteggiarmi ad adulto ed indossai una inguardabile cravattina sottile, di cuoio, tipo il vecchio Clint, sopra un altrettanto improbabile camicia di flanella a quadretti, tipo me stesso. All’epoca per fortuna non esisteva ancora la fissa dell' "outfit", per cui quella tenuta poteva ai più anche passare per buona. Oggi mi guardo indietro e non vedo solo quella camicia sull'autobus. Vedo anche una varietà di realtà in cui mi sono realizzato, nel bene e nel male, tracciando nel corso del tempo la storia della mia vita, inserendomi e stabilendomi nel mondo del lavoro, segnando l’esistenza mia e delle persone che mi hanno circondato, a diverso titolo ed in modi variegati. Ho pochi rimpianti e molti ricordi. Ho vissuto momenti estremamente difficili ed altri molto appaganti. Ho conosciuto profili esaltanti, per me e per l'universo in cui ero calato. Ho avuto modo di entrare in contatto con le più svariate sfaccettature della natura umana. Ho messo tanto fieno in cascina ed oggi sono ancora qui, grazie al cielo, a beneficiarne, aspettando, con la proverbiale pazienza di Giobbe, che l'ambito ed agognato traguardo di ogni lavoratore, che per scaramanzia non cito, faccia presto a giungere. Nel frattempo, m'immolo ancora, per il tempo che serve, nella routine della quale non sento essere schiavo ma protagonista, aspettando che il cerchio si chiuda, compiendosi così il ciclo professionale della mia esistenza. Un'idea azzardata, improba, quando ci pensavo agli inizi, quando il mondo mi era completamente diverso, quando acerbo e ingenuo sbattevo il naso contro il muro trasparente della malizia umana. Imparai a reagire e così facendo sono arrivato fino ad oggi, quando ho imparato a fregarmene. Forse troppo tardi, ma non importa. Ciò che mi importa è che il tempo che è passato mi ha concesso il privilegio di vivere con dignità ed orgoglio una vita che, in mezzo al mare delle amarezze e delle controversie, mi ha riservato approdi sicuri e soddisfazioni inattese.
TU CHIAMALE, SE VUOI…. Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riem...

Bravo Pier!
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