COMPAS DEL ALMA
Cosa potrebbero avere in comune una ragazza tagika, una messicana ed una cresciuta nel mio stesso quartiere? Molte cose od anche niente. Oppure solo una cosa, che è fantastica: si sono incontrate, conosciute ed hanno formato un trio musicale. Si chiama “Compas del Alma”, che è una frase composta russo/ispanica, significa “bussola dell’anima”. Un nome che calza per come la loro espressione artistica è in grado di far spaziare l’anima di chi le ascolta nell’infinito, senza mai perdere l’orientamento.
Nel tardo pomeriggio ancora tiepido di qualche domenica fa, bighellonavamo, mia moglie ed io, presso il Castello D’Albertis, luogo incantato dell’infanzia di molte generazioni nate e cresciute in Oregina, nonché ormai da molti anni uno dei principali fulcri culturali della città. Sede di incontri, mostre, manifestazioni, eventi dal comune denominatore la condivisione di usi e costumi da tutto il mondo. Oltre ad essere il Museo delle Culture, del mondo. Da lungo tempo non varcavamo la soglia del maniero e, giunti al piano terra, risalendo il viale che vi accede dal parco, in una delle grandi sale ci imbattiamo nel trio, che si esibisce a chiudere uno di quei tanti appuntamenti culturali. Voci armoniose, che a sentire dal vero letteralmente danno la pelle d’oca. Suoni leggeri e accattivanti, strumenti etnici di cui ignoravo l’esistenza, uno in grado di riprodurre il ritmico ma mai noioso infrangersi delle onde sulla riva. Una solitaria quanto passionale chitarra acustica accompagna canti soavi che originano da poesie, dalla tradizione tagika, da quella messicana, miscelate alla melodia mediterranea. Col risultato di far vagare lo spettatore nell’anima della musica, senza mai farlo smarrire, grazie al potere della sua bussola.
Dagli spalti del castello si gode di un panorama impagabile della città: il Capitano Enrico D’Albertis ci aveva visto bene. E chissà se lui, esploratore e filantropo a cavallo di '800 e '900, immaginava che, un secolo dopo, le sale del suo castello sarebbero divenute davvero il teatro delle culture del mondo. E di tre ragazze incontratesi per caso, ma neanche tanto.

Commenti
Posta un commento