IL RUMORE DEL SILENZIO

Ho nella testa la confusione che fa parte della mia esistenza. Con una scusa scappo e trovo riparo in un luogo sicuro. Apro la finestra, esco sul balcone e non sento nulla. Eppure davanti a me si apre una prospettiva che si allontana nello spazio aperto, che si perde tra il contorno secco delle colline, il cui terreno, prima fecondo ed ora aspro, incede verso l’inverno e l’inizio del cielo, definito dalla sfumatura rosso fuoco di un tramonto che sembra sempre un enorme dipinto. Tutto questo è immerso in un silenzio impossibile, nemmeno ovattato, che neanche il soffio della brezza rompe, un’atmosfera che è quasi magica, per quanto irreale rispetto all’abitudinario si palesi. All’imbrunire, anche rondini e passeri hanno smesso di riempire l’aria con le loro traiettorie scandite da garriti e cinguettii. Il rumore del silenzio può essere assordante nel momento in cui non si sente nulla di quel poco che si aspettava di sentire. È un’idea che già altri hanno avuto l’ispirazione di formulare. Non so però se quell’ispirazione l’hanno avuta vivendo la mia stessa emozione. Quella di scoprire che esistono due mondi e forse anche di più. Sicuramente uno da cui ogni tanto è bene scappare, per rifugiarsi nell’altro, in cui ritrovare la quiete ristoratrice, la pace di cui spesso si dimentica l’esistenza, che si realizza nel silenzio meraviglioso di cui questa dimensione da centellinare è intrisa. 

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