C’è qualcosa di destabilizzante nel diventare vecchi. C’è che ci si accorge di essere diventati vecchi e si diventa anche consapevoli che i giorni a venire saranno sempre meno. C’è che non lo si accetta e che ci si aggrappa alla vita con tutte quelle poche forze che mancano sempre di più. Esce fuori una forza di volontà ed un desiderio di restare attaccati al treno che tramutano il vecchio in una nuova persona, una che non si poteva immaginare. Si rivela la brama di continuare ad esistere, come se averlo fatto fino ad ora non fosse ancora servito a nulla. C’è ancora tanto da fare e da dire, non ci si può permettere di andarsene, mai. C’è la luce del sole e l’umido della pioggia. C’è l’affetto dei propri cari. C’è la partita alla tv, che non sarà mai l’ultima e c’è il giornale, da scoprire tutti i giorni, come se fosse il primo. C’è da scoprire quel marchingegno tecnologico di cui non si capisce nulla, ma che il solo guardarlo funzionare in mano al nipote colma l’anima di entusiasmo e fantasia. C’è un’altra notte da dedicare al riposo, con l’idea di vivere ancora il giorno che verrà. E che non sarà l’ultimo. Una vita vissuta e dedicata a costruire ed a far crescere, termina la sua parabola a riflettere sulla poltrona, sonnecchiando talvolta, sgranocchiando un cracker, non sentendo il telefono che squilla e sorbendosi il rimprovero del figlio preoccupato. C’è qualcosa di incoraggiante nel diventare vecchi, quel che ti fà guardare indietro per poter andare avanti ancora un po’, finché si può e magari finché si vuole. E si vuole che non finisca mai.
TU CHIAMALE, SE VUOI…. Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riem...

Commenti
Posta un commento