Nella campagna elettorale americana spunta il cartello di un fan: “When we vote, we win!” Come è vero ! Invece, ieri in Liguria, noi abbiamo perso e qualcun altro ha vinto. Ha vinto -ancora- l’astensionismo, quel fenomeno ormai incancrenito nella nostra società stanca, che impedisce ad un paese di avere un panorama chiaro e definito del corrente pensiero politico della gente. Dovrebbero pensarci, coloro che disertano i seggi, pensare un po’ di più che ciò di cui si lamentano è proprio una conseguenza della loro decisione. I motivi per cui questa gente non va a votare possono essere comprensibili, magari anche condivisibili, ma mai una valida giustificazione: il diritto al voto va onorato, sempre. Non importa per chi, importa votare. Certo, continuare a racimolare delusioni non invoglia ed astenersi è anche un modo per dimostrare il proprio dissenso. Ma non è così che le cose cambieranno, se davvero è questo ciò che anche chi non va più a votare desidera ed aspetta. Le cose cambieranno nel momento in cui, esprimendo il voto, rispettando quel diritto-dovere per il quale in tanti hanno sacrificato la propria vita al fine di donarcelo, tutti quelli che saranno tornati ai seggi avranno comunque vinto, perché avranno contributo a dare finalmente una dimensione vera, completa ed attendibile dell’elettorato italiano. Ciò che invece è in questo momento tremendamente reale e che, a noi che a votare ci andiamo, regala l’amaro calice della sconfitta, non in termini di voti ma ideologici, è constatare che la variabile per cui il consenso delle urne va alla parte sbagliata è molto probabilmente più che concreta.
TU CHIAMALE, SE VUOI…. Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riem...

Commenti
Posta un commento