SCRUPOLI DI UNA COSCIENZA DISTRATTA
Nella Giornata Mondiale del Povero, mio malgrado mi sono fatto travolgere da quello che doveva essere il primo marasma della corsa ai regali natalizi di quest’anno. Mi sembrava di annaspare tra le onde tumultuose di un mare in tempesta, dal quale a fatica riuscivo a tenere la testa fuori per respirare faticosamente. La folla intorno a me vagava con la tipica frenesia di chi ha sempre fretta, andando quasi a memoria, quasi telecomandata, dando vita al circo consumistico che ogni anno si concretizza in questo inevitabile gorgo delirante. E allora, siccome non solo oggi, di gente povera è pieno il mondo, ho pensato che tutte queste persone, tante, stavano cominciando a spendere i loro soldi, chi più chi meno, ma comunque tanti e che se anche solo una infinitesima parte di questi soldi fosse idealmente finita in una anonima borsa immaginaria, si sarebbe raccolto un bel gruzzoletto. Che avrebbe reso onore a tutte queste persone, perché, nella Giornata Mondiale del Povero, avrebbero contribuito con un sostanzioso aiuto e contribuire con un piccolo aiuto solidale a chi le corse ai regali non ha nemmeno la minima idea di cosa siano. Rigorosamente anonima però, quella borsa, appunto, perché se ci fosse stato scritto “per i poveri”, la pur infinitesima parte di quei quattrini sarebbe rimasta nelle tasche dei possessori. Perché è nel momento in cui si realizza che si è chiamati ad aiutare qualcuno che la “distrazione” sovviene, sopraffacendo la spontanea rinuncia ai pochi spiccioli del caffè di troppo o dell’ora di parcheggio superflua. Si ha come la sensazione di non doverla fare, l’elemosina, perché c’è sempre in agguato quel pregiudizio secondo il quale, esortando con un energico “vai a lavorare”, si troverebbe la soluzione definitiva al male della povertà. In fondo, la riserva da sperperare in consumismo resterebbe del tutto disponibile, perché non sono quei pochi spiccioli a compromettere la possibilità di comprare tutti quei bei regali visti luccicare in vetrina. Però, intaccare la riserva per aiutare qualcuno suona sempre fastidioso, mette sempre a disagio, al punto che far finta di niente, quella sì, è la soluzione per districarsi dalla noia di doversi giustificare, o peggio, di dover partecipare.

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