L’inconfondibile stridere delle piccole carrucole che fanno scorrere la corda del bucato, mi scuote dal torpore da cui mi ero lasciato sopraffare, al tiepido abbraccio del sole di una domenica di inizio dicembre, anomalo e inappropriato, ma tremendamente piacevole. Ma sono in riviera e sono a Camogli e quindi non è poi così anomalo. Qui, sottovento e col cielo sgombro da nubi, il sole di dicembre può farti dimenticare che tra una ventina di giorni sarà quasi Natale. Due splendide barche a vela oziano a cinquanta metri da riva, “a far bella mostra di sé” devono aver pensato i rispettivi skipper. La lama accecante della stella diurna disegna, sullo specchio d’acqua loro antistante, una strada luminosa che porta all’orizzonte. I gabbiani, che ormai sanno che vedere tanta gente significa qualcosa in più da mangiare, impreziosiscono il paesaggio baluginante con le loro traiettorie eleganti, come alianti trasportati dalle correnti ascensionali. Il silenzio interrotto solo da quelle carrucole contrasta con soave prepotenza il rumore del vento impetuoso che scarmigliava alberi e persone dalle mie parti. Dalle quali sono sceso per cercare riparo, arrivando qui, dove sembra essere un altro mondo. Eppure solo pochi chilometri dividono due paesaggi, opposti nella stessa terra. Chi arriva dalla stazione o dal parcheggio, intabarrato in piumini e berretti, si spoglia a strati e sorride a vedere bellezze in costume osare testare l’acqua ed indugiare sulla spiaggia pietrosa, inconfondibile del luogo. Oggi è una di quelle non del tutto rare giornate invernali in cui panifici e gelaterie incrementano le vendite. E non sono pochi coloro che decidono di godersi il piacere che arreca sgranocchiare una “slerfa” di focaccia seduti di fronte al mare, profittando del tepore dei mitici “due raggi” che Govi rese famosi. E quando quella gente comincia ad essere troppa, lascio volentieri il passo, facendo ritorno ai miei luoghi, ventosi ma pur sempre casa. Per quanto non possa esimermi dal pensare che, in un futuro non troppo lontano, potrei seriamente considerare di cambiarla, casa….
TU CHIAMALE, SE VUOI…. Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riem...

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