LA MANO GIUSTA

Don Mateu è un giovane sacerdote brasiliano che fa il missionario in India. Don Mateu ha fatto tappa in Italia, il mese scorso e ha portato con sé storie da condividere con chi vuole ascoltarle. Storie che sembrano inventate, ma non lo sono. I bambini dell’orfanotrofio sono tanti e non conoscono altro che il loro mondo, circoscritto alla loro realtà, la loro vita, che con loro non è stata né fortunata né generosa. Per quanto loro non siano neanche consapevoli di cosa questo significhi. Capita talvolta che ai bambini dell’orfanotrofio si uniscano dei volontari italiani, che cercano di portar loro quel qualcosa che non hanno e non conoscono e che potrebbe piacergli, farli sorridere. I bambini giocano e si divertono, scoprono un sentimento che per alcuni di loro è quasi soffocante perché il piacere che infonde, la sua inconsueta bellezza, li lascia senza fiato. Mentre altri non riescono a credere che si possa anche essere così, spensierati e calati in una realtà nuova, senza saperlo, senza aspettarselo, senza volerlo. I volontari italiani li fanno gicare, li portano in giro e raccontano loro del paese da cui provengono, dove la gente è come loro, che poi è la stessa in tutto il mondo. I volontari sanno che a dire qualche piccola bugia a fin di bene non si fa male a nessuno. Allora nei bambini cresce spontaneo il sogno di visitare l’Italia, perché da quel che hanno capito, dev’essere proprio un bel posto, dove la gente è gentile e dove loro potrebbero stare sempre bene così. Quando termina il racconto, Don Mateu non dice altro, non chiede niente, lascia che le parole si sedimentino nelle coscienze di chi le ha ascoltate. Quelle di coloro che di lì a poco, varcando la porta della chiesa per tornare ognuno ai propri impegni, dovrebbero essere come quegli italiani raccontati da Don Mateu, quelli che i bambini dell’orfanotrofio immaginano. E allora si instilla, nella coscienza di tutti…. no, forse non di tutti, meglio, di alcuni, che quei bambini non possono essere traditi. Un’altra volta. Nati innocenti e condannati comunque, hanno il diritto di toccare con mano una realtà diversa dalla loro, della quale ignoravano l’esistenza. Senza prendersela coi volontari che hanno raccontato loro una piccola bugia invece, ognuno di quelli che hanno ascoltato Don Mateu ha in mano il suo poker d’assi per battere l’idea di non poter fare nulla. La mano giusta che solo avendo la consapevolezza di saper rilanciare sul piatto può ribadire la vita. A quei bambini, ma anche a sé stessi. 


(Photo credit: Davide B)

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