Pasqua che vuol dire passaggio ed ogni volta è scoprirne uno nuovo. Liberarsi del peso dell’anonimo quotidiano, nel quale quello che si è si perde, attraverso una presa di coscienza che è come rinascere. Stavolta la lavanda dei piedi, che ha segnato un passo oltre la consapevolezza. Un’emozione che va al di là del segno e di ciò che esso rappresenta. Sperimentare l’essere uno di quegli ultimi, cui i piedi vengono lavati da chi scende ancora più in basso, stravolge l’idea di essere quel che si era sempre pensato di essere. Da quel momento, fino al passaggio definitivo, il meditare è un fiume in piena, di sensazioni e di emozioni, che ad ogni tornata si propongono come fossero nuove, a rammentare con tenue insistenza che non c’è mai un punto di arrivo e che si è sempre in cammino. Che si è sempre chiamati a guardarsi dentro per capire cosa si è, dove si è arrivati, come ci si è arrivati e quanto si vuole continuare a cercarsi. Fino a quando la meraviglia della rinascita ci sprona ancora una volta a non perdere mai la speranza di trovarsi.
(Photo credit: Salvo)

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