Il mio blog ha compiuto un anno giusto ieri. Il tempo è passato e con esso anche l’entusiasmo di popolare questo mio spazio con pensieri o anche cazzate a ritmo quotidiano. L’idea iniziale era diversa. Dopo il periodo del lockdown, che in maniera del tutto imprevista ed inattesa mi aveva riempito di ispirazione, la quale a sua volta si concretizzava in espressioni di tale profondità da sorprendere me stesso, la routine è tornata lentamente ad impadronirsi della mia quotidianità. E ad appiattirla di nuovo. Così che anche lo stimolo del blog è durato poco. Che mi piaccia scrivere è un dato di fatto. Che io possa farlo, anche, ma quell’ispirazione di cui sopra non può e non deve mai mancare. Se manca, eccomi qui. Che io sia in grado di scrivere e bene è poi tutta un’altra storia. Più scrivo più leggo, più leggo più scrivo, rincorrendo me stesso, cercando di raggiungere quel livello di scrittura così coinvolgente da far dimenticare al lettore di stare leggendo, ma invece facendolo vagare con l’anima in un’altra dimensione. Cosa che io non sarò mai in grado di fare, perché se lo fossi sarebbe già successo. Quando avrò tempo, quando andrò in pensione… Sì vabbè, il computer sul tavolo, nessun pensiero ad impegnarmi e a distrarmi. E allora forse qualcosa potrebbe partire. Ma sarebbe già partita, al di là del tempo a disposizione, la cui mancanza è solo una scusa per giustificare la mia isola che non c’è. Ho deciso di festeggiare il primo anno di vita di questo blog buttando giù questo sfogo che mi piazza davanti ad un bivio: o continuo a scrivere pensieri slacciati finché un giorno o l’altro mi stufo e chiudo tutto, o realizzo il mio sogno e ci vediamo in libreria. Ora è quasi mezzanotte ed il sogno me lo vado a cercare sotto il lenzuolo. Ecco, vedi? -mi dico- Uno scrittore non andrebbe mai a dormire sul più bello, accenderebbe quella lampada e andrebbe avanti fino all’alba…. Buonanotte.
TU CHIAMALE, SE VUOI…. Suggestione e cordoglio. Commozione e trasporto. Sensazioni che si rincorrono. La magia che si ripete. Ho ascoltato la storia del grande Bach che volle imparare l’armonia italiana da Vivaldi. Ho assaporato la passione di Giuseppe -che era Peppiniello e che ora è un professionista- per il cantautorato italiano, capace di coinvolgere anche uno meno avvezzo come me. Allora si consolida la consapevolezza di come l’Italia sia veramente quella culla di culture che va oltre il luogo comune, culture che spaziano nei secoli e nei generi, lasciando che chiunque in giro per il mondo ne assapori a proprio piacimento. In questi ultimi giorni, il nostro centro del mondo è stato il villaggio semi sconosciuto adagiato su una collinetta dauna, dove melodie barocche e pop rock si sono fuse idealmente, alternandosi nei momenti topici della settimana più calda dell’anno. In tutti i sensi. Una ricchezza offerta gratuitamente, ove l’impegno infaticabile ed ammirevole dei pochi ha riem...

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