OGGI POESIA
Non ho mai fatto mistero che la poesia non è fra le mie forme di arte preferite. Neppure con chi, tra le mie conoscenze, ne è un raffinato cultore. Conosco persone che si dilettano di poesia, che attraverso la poesia e per la poesia esprimono sé stessi, per sé stessi, ma anche per offrire riflessione agli altri. O almeno a quelli che vogliono accettarlo. Anche se io non sono tra questi, rispetto questa forma d’arte e le riconosco il giusto merito che la colloca all’apice del proprio contesto culturale. Nutro per gli autori grande ammirazione, perché saper esternare sentimenti e sensazioni attraverso lo schema complesso della poesia è a mio modo di vedere più impegnativo della scrittura tradizionale. Anche se, ne sono certo, per il poeta non è così. Per loro nessun impegno, ma la semplicità, nella necessità, di manifestare stati d’animo. Con l’enfasi ed il trasporto che gli sono spontanei, con la naturalezza di chi non ha paura di far guardare agli altri la vita coi propri occhi. Sarà per questo che a me risulta impegnativo comprendere certi meccanismi. E ai poeti che io conosco attribuisco un’arma in più, una dote che si sono ritrovati senza volerla e senza cercarla, di cui avrebbero fatto a meno, la cui dimensione è paradosso nel momento in cui diventa forza e capacità di concretizzare in arte quel che patiscono. Si tratta della sofferenza, quella fisica. Non so e non mi interessa sapere se e quanto per i poeti il fattore sofferenza sia importante nello sviluppo del loro lavoro. È risaputo che i più grandi convivevano con sofferenze che in qualche modo hanno condizionato e caratterizzate le loro opere. Ma non voglio pensare che per essere poeta si debba soffrire o che senza la sofferenza non si possa essere poeta. Voglio pensare che la sofferenza sia giusto quell’arma non offensiva ma costruttiva che il poeta sfrutta, invece che subirla inermi. Facendo leva su di essa per sviluppare la profondità del proprio pensiero, per inspessire la consistenza del proprio sentimento, per combattere ciò che altrimenti annienterebbe. In un mondo che è pieno di sofferenza, chi condivide la propria esperienza è poeta del mondo. Sta al mondo accettarlo e comprenderlo.

Ti ringrazio per ciò che hai scritto, mi ha aiutato a mettere in luce alcuni punti della mia persona.
RispondiEliminaSono Davide ma non mi fa accedere con l'account Google per un problema al mio dispositivo.