GODERE DI UN GRANDE DONO
Una fresca serata di fine estate, resa ancora più piacevole dalla poca gente ormai rimasta. Finalmente. Si esce dalla pizzeria con la sensazione che la cipolla, per quanto apprezzata, cominci a diventare indigesta per un apparato digerente ormai sessantenne. Unico neo in un momento di pace che si cerca di non rovinare. Corre in soccorso il bar di fiducia, ove attingere alla riserva di amari, nella speranza che un bicchierino aiuti a spingere la cipolla oltre la bocca dello stomaco. Comodi al tavolino del dehor, si butta l’occhio alla gente che passa, disquisendo come sempre sulla varietà del genere umano. Tra cui questa sera risalta un gruppetto di donne piacenti che portano a spasso un signore in sedia a rotelle. Un signore che, facendosi sempre più prossimo grazie all’assistenza delle donne, manifesta una grave patologia che lo rende del tutto immobile e costretto a respirare tramite una cannula in gola. Ed ecco che la visione del genere umano prende già tutta un’altra piega. Specie ora che il gruppetto si ferma al tavolino proprio dinanzi al nostro, col signore in sedia a rotelle avvicinato al ripiano, a non più di tre metri di fronte a me. Lo guardo inevitabilmente negli occhi e lui ricambia lo sguardo, con quel poco di mobilità di cui può usufruire. Il mio sguardo viene distolto, non solo per non imbarazzare lui, ma soprattutto per non imbarazzare me stesso, che fino a poco prima mi lamentavo per una pesantezza di stomaco. Il gruppetto è uscito con l’idea di gustare un gelato. Due delle donne si alternano ad accompagnare il cucchiaino col gelato nella bocca dell’uomo, pulendogli i residui di crema che ne fuoriescono a causa di una immobilità che preclude anche la semplice alimentazione. Una dimostrazione di amore e affetto struggente, più forte della malattia, più ostica di ogni malinconia. Ripensando alla pizza che mi rimane sullo stomaco e che il problema si risolve con un semplice Lucano on the rocks, non perdo l’occasione per reiterarmi la convinzione che la vita sia un dono incommensurabile, che sarebbe bello poter condividere con chi è meno fortunato, ma che almeno si può valorizzare dando un senso concreto a tutte le proprie capacità.

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