IL TEMPO, PREZIOSO E INESORABILE
Passeggiare per via San Vincenzo, in assoluta spensieratezza, senza una meta né orari da rispettare, aiuta a realizzare quanto sia vero che il tempo è un dono prezioso, che va centellinato perché è fugace e che quindi bisogna beneficiarne gestendolo come meglio si può. Molti sono coloro che si incrociano che anche a passo svelto sgranocchiano un pezzo di focaccia appena comprata nel famoso forno quasi in fondo alla via, per acclamazione una delle più buone della città, se non la migliore. E questa è già di per sé una caratteristica che fa della via un luogo unico. Non che vendano la focaccia solo lì, ma lì molta gente ci va solo per comprarsi un pezzo di focaccia da mangiarsi al volo. Poi, se già da un po’ non ci si passa, si realizza anche com quale intensità e tenacia il tempo porti cambiamenti, per lo più dolorosi. Perché il negozio di giocattoli, davanti alle cui vetrine mi sono incantato senza soluzione di continuità dall’infanzia fino all’altro ieri, non c’è più e al suo posto è spuntata una di quelle caffetterie del marchio internazionale, che vende una bevanda spacciata per caffè al prezzo di una chianina fiorentina in piazza della Signoria. Passando oltre quelle vetrine, dove una volta riuscivo anche a vedere le novità tra le squadre del Subbuteo ed ora trasformate in esposizione di persone sedute a ciarlare tra loro, non mi imbatto neanche più nel fotografo che il lunedì esponeva le foto -bellissime- della partita giocata il giorno prima poco distante da lì. E subito dopo… un Carrefour. Ma….un altro??! Ma qui non c’era il cinema a luci rosse, uno degli ultimi baluardi del proibitissimo oltraggio alla pubblica decenza, orgoglio dei neo diciottenni di tante generazioni, che hanno battezzato la propria trasgressione varcando quei tendaggi bui e misteriosi, per poi scoprirsi, non senza disgusto ma anche ridendone, a condividere la sala con vecchi lascivi alla ricerca di piaceri nascosti. Ma qualche altro baluardo resiste storicamente e con grande coraggio. Gratitudine ed ammirazione vanno alla bottega dei cappelli, cara come l’oro, ma emblematica per la stoicità con cui resiste, con le sue piccole vetrine quasi buie, dove copricapi eleganti e raffinati fanno comunque bella mostra di sé. Resistendo all’incedere di quei negozietti che vendono qualunque cosa, quelli che piccoli mercanti orientali aprono da un giorno all’altro, esponendo tutto ciò di cui in realtà oggi noi abbiamo un disperato bisogno, schiavi del consumo quali siamo diventati. Pronipoti, quei piccoli mercanti, di antichi faccendieri usciti dai racconti di avventura, che neanche il tempo riesce a fermare, anzi. E questo tempo che passa inesorabile, lasciando sulla sua strada i segni di un mondo che cambia e su di noi la sensazione che anche noi facciamo parte di questo turbine senza aver voce in capitolo, continua a lanciarci messaggi chiari, che non sono intervallati soltanto dal cambiamento dell’ambiente che ci circonda, ma anche dai nostri idoli moderni, che passano e vanno, realizzando improvvisamente che un altro Robert Redford non ci sarà mai più. E allora questa slerfa me la mangio alla sua memoria.

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