TUTTI SCRIVONO MA IO NO

L'ho già detto che mi piacciono i libri ? Che non significa necessariamente che io ami leggere. Anche se lo faccio e mi piace farlo. Non sono un lettore accanito, perché io so cosa sono i lettori accaniti ed io non sono come loro. Ma i libri mi piacciono, nel senso che amo circondarmene, oltre che leggerli. Il che significa che a leggerne uno posso metterci anche molto più tempo di quanto ce ne metterebbe un lettore accanito e che in un certo lasso di tempo io legga molti meno libri di quanti ne legge normalmente un lettore accanito. Ciò non toglie che io ami i libri e che mi piaccia starci in mezzo. Ecco perché spesso mi rifugio nelle librerie. Quando ne ho il tempo e quando sento il bisogno di trovare riparo in luoghi che mi danno pace e sicurezza. Dopo casa mia, che comunque è piena di libri (e di molti ho dovuto disfarmi per carenza di spazio, un delitto consumato non senza colpa e sofferenza). Tra le tante riflessioni che coltivo aggirandomi tra gli scaffali delle librerie, quella che ricorre più di frequente, perché indotta dall'osservazione dei libri esposti, delle novità, dei classici, di saggi e romanzi, è che c'è davvero un sacco di gente che scrive libri. Non c’è solo tanta gente che li legge (del resto, se c’è chi scrive, dev’esserci anche chi legge), ma anche tanta che li scrive, i libri ! A ondate periodiche, gli espositori delle librerie si riempiono, rinnovandosi con nuove uscite e nuove edizioni. Romanzi e saggi senza soluzione di continuità. E allora mi immagino tutta quella schiera di scrittori o presunti tali (perché che il libro sia esposto non significa che l’autore sia uno scrittore acclarato e di esempi ne abbiamo tanti) che hanno trascorso gli ultimi mesi seduti ad una scrivania, davanti a un pc, oppure con la penna in mano -ci saranno ancora anche quelli-, oppure in giro a fare ricerche, oppure seduti in riva al mare a cercare ispirazione, a buttar giù pagine e pagine di parole, nella ferma convinzione di dar vita a quella che comunque è un’opera di letteratura. Poi, se sarà bella o brutta, apprezzata come tale o bocciata come spazzatura, sarà il pubblico a deciderlo. Ma intanto la sfida è accettata, l’impresa affrontata e il risultato raggiunto. E penso: ma tutta questa gente che scrive, davvero può permettersi di dedicare tutto quel tempo alla riflessione ed alla scrittura, a scapito di una vita che evidentemente ordinaria come la mia non è? E quindi poi penso anche a questo, che se volessi mettermi davvero a scrivere un libro dovrei accantonare l’idea di ordinarietà della mia vita, mettere da parte le abitudini, rinunciare alle routine rassicuranti, affrontando ed accettando cambiamenti che gioco forza mi instraderebbero verso una nuova dimensione di un “me” alternativo. Che non so se accetterei, che non sono sicuro di voler essere. Vero è che ci sono tanti scrittori che non sono scrittori di professione e che scrivono i loro libri nel cosiddetto “tempo libero”. Che se però viene impiegato per scrivere, non è più libero. Quindi ecco che, se lo facessi io, andrei ad intaccare la mia routine portandomi a stravolgere le mie sicurezze, con risultati che influirebbero in negativo sul tentativo di portare a termine la nuova sfida. Di conseguenza, la conclusione sembra scontata e lascio quindi che siano tutte quelle altre persone a continuare a scrivere ed io ad ammirare le loro opere nelle librerie. E talvolta a leggerne qualcuna.

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