DISAGI DA EVITARE, EVIDENZE CUI ARRENDERSI
Ci penso da tanto e c'ho pensato così tanto che ho sprecato tutto questo tempo prima di tornare a scrivere. Mi rifaccio vivo con questa nuova riflessione, strettamente personale. L'espressione di un'opinione che forse ai più non dirà nulla e interesserà ancor meno delle precedenti. Non detengo lo scibile universale, tanto meno la presunzione di pensarlo. Né posseggo inconfutabili capacità giudizievoli in grado di sentenziare con quella superiorità tipica dei saccenti che non mi appartiene. Ma ritengo che esprimere pareri più o meno condivisibili resti nel diritto di chiunque, me compreso. A condizione che venga fatto nel rispetto del prossimo e senza offendere. Così io faccio e così pretendo venga fatto nell’eventuale ritorno. E siccome ne ho bisogno, esteriorizzo qui un disagio sempre più insopportabile, che riguarda comunque solo me. Perché questo preambolo ? Proprio in funzione del contenuto di questa riflessione, che chi avrà la pazienza di leggere e vorrà farlo, comprenderà. Sarà a causa di una irreversibile concatenazione di fattori avversi al mio modo di essere e di pormi nei confronti della società che mi circonda, che mi scopro del tutto compromesso a condividere la mia esistenza con una ormai malcelata insofferenza nei confronti dei miei simili. Per lo meno di molti, di tutti quelli che non conosco. Della gente, insomma. Patologia della quale, ho scoperto non senza sollievo, come me sono afflitti in molti, tra la gente stessa. E quindi, mal comune mezzo gaudio. Ma giusto mezzo. Avendo tuttavia poco a che fare con la gente a livello sociale, per mia stessa volontà ed intenzione, ma anche perché la società moderna favorisce poco il rapportarsi tra sconosciuti (aspetto letteralmente esploso in conseguenza della pandemia, che ha scatenato una reazione esattamente opposta a quella attesa), ho modo di toccare con mano questa insofferenza, in particolare frequentando mio malgrado quella stramaledetta trappola subliminale che è Fb. Fb è una piattaforma social che negli anni è divenuta campo di divulgazione ampio e diversificato. Ma, proprio in virtù di questa sua peculiare dimensione, Fb è diventato anche una vera e propria cloaca virtuale, dove si riversa il peggio delle negatività di chi non riesce a rapportarsi in maniera civile con una società variegata da mille sfaccettature. Dove una impressionante quantità di persone, più o meno in grado di gestire le proprie facoltà mentali, reagisce ad un qualsiasi tipo di informazione, anche banale ed innoqua -non parliamo di quelle appena più significative- come se si trovasse nella urgente necessità di sopravvivere ad uno sterminio di massa. Quindi, più per istinto che per ragione, attaccando, insultando, offendendo, ignorando le buone maniere, incrementando al contempo espressioni di odio ed intolleranza difficilmente equiparabili a qualcosa di simile neanche nei peggiori atteggiamenti manifestati dalla razza umana a vario titolo nel corso della sua stessa storia. Ma anche esternando indicibili cattiverie, nonché ammorbando l'incauto interlocutore con veri e propri giudizi perentori e irrevocabili, che nulla hanno a che fare con la ratio. Frutti di quella evidente insofferenza già citata nei confronti del prossimo, chicchessia. Non a caso per tali elementi sono state coniate espressioni caratteristiche di questo momento storico, quelle di “leoni da tastiera” e "analfabeti funzionali" che in maniera così chiara e definitiva identificano personalità al limite di una irreversibile frustrazione, perché non in grado di rapportarsi umanamente, risultando invece eccellenti nell'accentuare con una codardia di rara natura, quella insofferenza totale ed incondizionata verso i propri simili. Solo ed esclusivamente attraverso i cosiddetti 'social'. Piattaforme appunto virtuali che volevano favorire l'interazione e la comunicazione, messe a disposizione dai media, cui chiunque purtroppo ha accesso, senza alcun filtro e senza verificare che almeno un minimo di predisposizione venga garantita, cosa che impedirebbe l'imperversare di una utenza il cui livello culturale e sociale medio è spaventosamente inadeguato. E a ben vedere è facile pensare che forse i media hanno messo queste piattaforme a disposizione di tutti proprio perché tutti vi cadessero in trappola. Questa analisi, impietosa nella misura in cui i suoi parametri si manifestano, io oggi la paragono ad un sistema di gestione delle acque reflue, altrimenti dett0 sistema fognario. Quello al cui interno di in un civile agglomerato urbano permette di far defluire gli scarichi detti delle 'acque bianche', che sui social sono equiparabili alle informazioni reali ed utili, messe a disposizione del pubblico a proprio uso e consumo e che, a seconda degli interessi, vengono acquisite e poi smaltite e, a far da contrappeso, anche se non ce ne sarebbe bisogno, delle 'acque nere', che naturalmente corrispondono a tutti gli altri tipi di comunicazioni (per quanto questo sostantivo sia per esse del tutto improprio), meglio definibili come nefandezze, balle, porcherie e assurdità varie, che vengono divulgate sulla piattaforma di turno al solo scopo di accalappiare attenzioni frivole e prive di qualsiasi concretezza. Senza una parvenza di logica, senza in minimo costrutto, senza alcun senso e soprattutto totalmente privi di un briciolo di intelligenza. Tutto soltanto alla mercé dell'incapacità di comprensione e di giudizio da parte di quella buona parte di un'utenza che lì non dovrebbe starci e che invece amplifica un certo tipo di informazione deviata, rendendola molto più 'virale' -e appetibile dal punto di vista di metodo divulgativo- rispetto a quelle serie. Compromettendo di fatto l'effettiva utilità dei social, trasformandoli in una terra di nessuno dove chiunque può dire anche e soprattutto le peggio cose, esprimersi in tutta la propria incapacità di farlo, senza che nessun altro possa evitarlo o porre rimedio. Perché tutti hanno gli stessi diritti. E su questo bisognerebbe aprire un altro libro. Sulla base di questa riflessione, che devo interrompere senza dilungarmi oltre in quello che diventerebbe un delirio di espressioni di disagio ormai chiaramente immotivato, sono giunto alla conclusione che il modo migliore per evitare di restare ulteriormente invischiato ed avere a che fare con questa pochezza morale e intellettuale, che bene non fà, è semplicemente quello di smettere di averne a che fare. Ovvero tagliare, ignorare, spegnere. Cosa che da qualche giorno sto già provando a fare, testando la mia capacità di resistere a quel convulso 'scrolling down' in cui spesso ci si rifugia per fuggire dalla realtà a volte opprimente. Alleggerendo peraltro così anche il mio sistema nervoso e quello visivo da potenziali danni irreparabili. Mai così gravi comunque come quelli che affliggono molte, tante persone intorno a noi, senza che loro neppure se ne accorgano, preferendo convincersi di vivere in quel grigiore assoluto che ha inibito loro la capacità di restare umani.

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