"I SOGNI SON DESIDERI" 🎵

Chi l'ha letta cantando e chi mente. Qui si parla di favole. Alla ricerca di pace e amore a tutti i costi, oggi mi imbatto in un'altra notizia che nel mondo che dico io sarebbe la sintesi della normalità. Mentre nel mondo avariato e incattivito in cui invece mi tocca vivere, sembra una favola. Le favole sono storielle a lieto fine, create per i bambini. Storielle a lieto fine create per i bambini dagli adulti, per insegnare ai bambini che il mondo sembra essere un bel posto dove vivere. In realtà illudendoli, perché crescendo i bambini poi si accorgono che le favole sono appunto solo favole. E che il mondo per lo più non è poi così un bel posto dove vivere. Ma a volte capita che i bambini alle favole diano vita, diano concretezza, non le ascoltino soltanto, ma le inventino loro stessi, le vivano. Ho appena letto di un bambino orfano di madre, con una sorellina più piccola, che è andato via di casa senza avvisare il padre. Lo ha fatto perché, per Natale, voleva fare un regalo alla sorellina, ma non aveva soldi suoi per provvedere e non aveva una bella pagella per chiedere al padre di aiutarlo nella sua piccola impresa. Allora il bambino, allontanatosi da casa sì, ma solo per rendere autonomo il suo progetto, si è messo ai margini della strada a vendere suoi vecchi giocattoli, libri e giornalini, per tirar su qualche soldo e comprare il regalo per la sorellina. I Carabinieri di pattuglia lo vedono e con rara umanità lo avvicinano senza intimorirlo. Gli chiedono le solite due o tre cose e cercano di farlo in modo amichevole. Ed evidentemente riescono nell'intento, risolvendo la questione senza deludere il bambino ed aiutandolo -loro sì- nella sua piccola impresa. Questa la base reale, o almeno ciò che riporta il Corriere. Da qui in poi immagino e fantastico: i Carabinieri gli comprano il regalo, lui torna a casa e chiede scusa al papà, nasconde il regalo sotto il letto e la notte di Natale lo metterà sotto l'albero per la sorellina. E vissero tutti felici e contenti. Che non dovrebbe essere solo una frase fatta, ma una regola imprescindibile. Una favola di un bambino che si staglia sopra un'umanità corrotta e compromessa che non conosce più né il bello né il buono. Lui sì, il bambino che non và bene a scuola, che non ha la mamma e che sa che chiedere soldi al papà non è in questo momento la scelta più felice da fare. Anche se -e non lo sapremo mai- il padre magari non è l'orco, ma il buon taglialegna. Tant'è il bambino và avanti per la sua strada, perché nel mondo normale un bambino sa che può cavarsela da solo, senza pensare che, nel mondo reale invece, la sua scelta è fonte di sorpresa ed anche di sdegno e scandalo, per molti rappresentanti del genere umano, compromesso come il mondo reale stesso che ancora popola, suo malgrado. Le favole sono scritte dagli adulti per i bambini, perché i bambini crescano con l'idea che il bene prevale sempre sul male. E anche se questo bambino forse tra qualche anno scoprirà che in realtà così non è (quasi) mai, siccome ha ancora tempo, scrive la favola moderna più bella. Lui, un bambino, per noi, gli adulti. E ha ragione, le favole sono storielle a lieto fine e questo piccolo grande bambino ha dimostrato che, in questo nostro povero mondo compromesso, c'è ancora spazio per le favole.

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